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Michelangelo e Bologna: Cronaca di un Incontro Necessario

  • Immagine del redattore: Emilia Romagna Tour Guide
    Emilia Romagna Tour Guide
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Michelangelo è passato da Bologna. Non è un dettaglio noto ai più, anche perché in città le sue tracce non sono immediatamente visibili. A rimettere a fuoco proprio quel capitolo – i suoi due passaggi in città – ci pensa la grande mostra Michelangelo e Bologna, ospitata a Palazzo Fava dal 14 novembre 2025 al 15 febbraio 2026.


L'esposizione nasce con un intento celebrativo importante: festeggiare i 550 anni dalla nascita di Michelangelo Buonarroti. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna (nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae) e prodotta da Opera Laboratori, la mostra vanta una garanzia scientifica d'eccezione. La curatela è infatti affidata a Cristina Acidini (Presidente della Fondazione Casa Buonarroti e dell'Accademia delle Arti del Disegno) e Alessandro Cecchi (Direttore della Fondazione Casa Buonarroti).


Ecco di seguito una visione (limitata ma appassionata) della struttura della mostra che ho appena visitato e della sua evoluzione.


Le radici del giovane Michelangelo: Donatello e lo “stiacciato”


La mostra parte da Firenze, ancor prima di arrivare a Bologna. Come ricordano i pannelli introduttivi, nessun racconto sul primo Michelangelo può prescindere da Donatello, una presenza ingombrante e fertile allo stesso tempo per qualsiasi scultore del Quattrocento.

E infatti una delle prime opere che ci accoglie è un rilievo donatelliano in stiacciato (sì, quello “schiacciato”, come lo chiamavano i fiorentini): un tappeto di figure sospese tra bassissimo rilievo e profondità illusoria, un’escursione spaziale che sembra disegnata più con la luce che con lo scalpello.


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È una scelta curatoriale intelligente: ricordare che l’educazione del giovane Michelangelo passa anche attraverso la comprensione del rilievo come superficie narrativa. Ed è quasi naturale, poco dopo, incontrare la risposta del Michelangelo diciannovenne: la Madonna della Scala.

Qui il giovane Buonarroti dimostra già una padronanza inquietante per la sua età: prende la lezione di Donatello e la filtra in un registro più potente, più serrato, più “muscolare” pur nella levigatezza del rilievo. È questo il punto in cui Firenze smette di essere solo un riferimento e diventa un trampolino. Pur giovanissimo, Michelangelo, sapeva già che strada prendere.


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Arrivo a Bologna: la lezione della terracotta e la monumentalità


Quando Michelangelo arriva a Bologna nel 1494, la città non è solo un porto sicuro dopo le turbolenze politiche fiorentine. È un laboratorio scultoreo di altissimo livello. Il primo incontro inevitabile è con l’opera di Niccolò dell’Arca, probabilmente il più “moderno” degli artisti attivi allora in città. Per Michelangelo, che si definiva primariamente scultore (e non pittore, come la storia spesso ci porta a ricordare per via della Sistina), l'impatto con l'arte di Niccolò deve essere stato fortissimo. Michelangelo arrivò in città proprio nel 1494, anno di morte dell’artista pugliese, e lavorò sull’Arca marmorea di San Domenico, rimasta incompiuta. Non poté però restare indifferente rispetto all’altro capolavoro di Niccolò: il Compianto sul Cristo morto.


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Quest’ultima era un'opera in terracotta policroma, non in marmo: una scelta materica che permetteva a Niccolò una plasticità e una rapidità di esecuzione impensabili sulla pietra. Quel modo di far vibrare la materia, di modellare figure che urlano un dolore quasi teatrale e scomposto, parla una lingua diversa, più dinamica, quasi pre-barocca. È la dimostrazione di come un grande artista sappia piegare qualsiasi materiale alla propria volontà espressiva, una lezione che il giovane fiorentino osserva e incamera.


L’altro importante artista con cui si confronta è il senese Jacopo della Quercia, autore delle formelle della facciata di San Petronio. La monumentalità morbida di Jacopo – una scultura densa ma vellutata, capace di ampi respiri e pose solenni – è un riferimento che Michelangelo assimila e metabolizza profondamente. Questa è l'opera più cruciale da studiare per capire l'influenza diretta sul giovane Michelangelo, soprattutto considerando il suo soggiorno a Bologna nel 1494. Nei pannelli che raffigurano le scene bibliche, in particolare La Creazione di Adamo e La Cacciata dal Paradiso Terrestre, si nota chiaramente la posa semplice e monumentale dei personaggi, che ispirò direttamente la celeberrima Creazione di Adamo al centro della Volta della Cappella Sistina.


Il Contesto storico: dai Bentivoglio ai Papi


La mostra allarga poi lo sguardo al contesto. Prima siamo nella Bologna del secondo Quattrocento, quando Giovanni II Bentivoglio governa la città come un signore rinascimentale pur senza averne il titolo ufficiale. Viene ricostruito quel clima vivace, cortigiano e colto al quale ambiva Giovanni II attraverso opere di Francesco Francia e Lorenzo Costa.


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È questa la città che accoglie Michelangelo nel suo primo soggiorno: aperta, ricettiva, ma politicamente complessa. Non è secondario ricordarlo: i contesti formano gli artisti tanto quanto i maestri.


Qualche anno dopo, lo scenario cambia: i Bentivoglio vengono cacciati e Bologna entra nell’orbita diretta del papato. Entra in scena Giulio II della Rovere, il papa guerriero, detto anche “il terribile”. È proprio lui a richiamare l’artista a Bologna nel 1506 per il suo secondo soggiorno. Gli commissiona una statua bronzea monumentale, destinata alla facciata di San Petronio. Michelangelo la realizza tra mille difficoltà tecniche e logistiche (in città c’era persino la peste), lavorando a un’opera titanica. Era una delle prime volte dai tempi dell’antichità in cui ci si misurava con la fusione di grandi statue in bronzo. Michelangelo riesce nell’opera e la statua venne ospitata nella nicchia sopra l’ingresso della basilica di San Petronio. Purtroppo, la statua ha avuto vita breve. Completata nel 1508 fu abbattuta pochi anni dopo durante una rivolta e, secondo le cronache, il bronzo fu fuso dal duca Alfonso d’Este per farne un cannone, la "Giulia" (è proprio il caso di dire… oltre al danno, la beffa!).


Nonostante i precedenti burrascosi con il pontefice, quest'opera segnò la definitiva riconciliazione tra papa della Rovere e l’artista. Proprio da questa rinnovata fiducia scaturì l'incarico, affidatogli dal Papa stesso, di affrescare la Volta della Cappella Sistina.


L’eredità michelangiolesca a Bologna


La parte finale del percorso guarda al contrario: chi, a Bologna, ha risposto a Michelangelo? Il caso più interessante è Alfonso Lombardi, autore di un San Procolo che dialoga apertamente con le figure scolpite da Michelangelo anni prima per l'Arca di San Domenico e dimostra di far propria l’influenza stilistica di Michelangelo.


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Penso anche all’altro suo bellissimo lavoro, la Dormizione della Vergine, nell’oratorio della confraternita dei Battuti, dove il Lombardi armonizza una scena teatralizzata di apostoli al capezzale della Vergine, ma con una tensione e muscolarità dei soggetti che ricordano molto l’artista fiorentino. Non si tratta quindi di imitazioni pedisseque, ma di assimilazioni: la grandiosità e l'energia formale di Michelangelo circolano, vengono osservate e richieste dai committenti bolognesi anche quando l'artista è ormai lontano.


Conclusioni


La mostra nel complesso è intellettualmente stimolante. Il taglio curatoriale è intelligente perché ricostruisce un capitolo poco noto inserendolo nel flusso biografico del grande artista. Unica pecca: avrei preferito più opere e magari una ricostruzione più approfondita (magari multimediale o tramite bozzetti) della statua perduta di Giulio II, o un focus maggiore sulle formelle originali di Jacopo della Quercia.


È una mostra che “racconta” molto bene il contesto, ma “mostra” meno opere di quante ci si aspetterebbe. Per cui la vera protagonista della mostra in realtà è Bologna. E l’invito che ne può derivare dalla visita è quello di andare per la città e cercare le tracce del passaggio del grande artista, in quel poco che ha lasciato e quel tanto che è rimasto prima e dopo di lui.


Per maggiori informazioni questo è il link alla mostra MICHELANGELO A BOLOGNA


Se vuoi scoprire Bologna con un focus sull'aspetto artistico, questa è la mia pagina del tour cittadino: Bologna Walking tour


Se ti piacciono questi articoli artistico-culturali c'è anche questo articolo del Blog, legato al periodo di Giulio II, Dettagli della Scala del Bramante


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