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  • Immagine del redattore: Emilia Romagna Tour Guide
    Emilia Romagna Tour Guide
  • 22 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 feb 2022


Cuore pulsante della città e punto d’incontro di tutti i cittadini è certamente il nucleo centrale di Piazza Maggiore.

Attorno alla piazza sorgono gli edifici più importanti della vita economica, politica e religiosa cittadina, come il Palazzo del Podestà, sede del potere amministrativo durante il medioevo; Palazzo d’Accursio, attuale residenza comunale; la Basilica civica di San Petronio e Palazzo de’ Banchi, dove sostavano i cambiavalute.

La piazza fu aperta all’inizio del 1200 proprio perché si sentì la necessità di creare un punto d’incontro unico in cui riunire le varie attività cittadine (scambi, commerci e servizi di vario genere) e ancora oggi assolve al medesimo scopo basti pensare che durante l’estate ospita il famoso cinema all’aria aperta.

Per realizzare la piazza furono abbattute decine di case medievali che stavano indicativamente dove oggi sorge il Cresentone, il gradone rettangolare realizzato in granito bianco e rosa nel 1934.

Il nome di questo rettangolo trae evidente ispirazione dalla forma della tipica focaccia locale fatta con strutto e ciccioli e cotta al forno e il paragone ci porta inevitabilmente alla Bologna "La Grassa" dove tutto si fa commestibile e accomodante!

Nel corso dei secoli la piazza ha visto promulgare leggi, comminare sentenze, eseguire condanne capitali, sostare papi e imperatori. Ma anche festeggiare il Carnevale, piangere per i morti delle stragi, svolgersi riti religiosi e festeggiare per la fine della guerra.

Di quest’ultimo evento ne rimane traccia proprio nel Crescentone, nel lato Est verso Palazzo dei Banchi. Lungo il bordo del gradino infatti si possono ancora vedere le sbeccature nella pietra lasciate da un carrarmato americano il 21 Aprile del 1945, giorno della Liberazione della città. Per celebrare quel momento alcuni carri armati statunitensi raggiunsero al centro della piazza salendo sul Crescentone. Nonostante il danno, il Comune non ha mai voluto ripristinare la pavimentazione originaria, a imperitura memoria della fine della guerra in città

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    Emilia Romagna Tour Guide
  • 22 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 3 feb 2021

Nel 1506 Papa Giulio II detto anche il Papa “Terribile” o “Combattente” riuscì a compiere una forte offensiva militare nei territori dell’Emilia e #Romagna e riconquistò molte città che si erano elette a liberi comuni. Tra queste ci fu anche Bologna che da quel momento e con alterne fortune, rimarrà sotto lo Stato della Chiesa fino all’unità d’Italia.

Giulio II è ricordato per essere stato uno dei pontefici più famosi del Rinascimento italiano. Michelangelo arrivò con lui in città e per celebrare la riconquista di Bologna, decise di realizzare una statua in bronzo, che lo raffigurava seduto in trono benedicente.

La realizzazione della statua fu alquanto veloce ed avvenne nelle sale della fabbriceria di San Petronio dove ancora oggi è presente una targa commemorativa che include oltre all’opera michelangiolesca, anche la realizzazione delle principali opere bronzee della città come il #Nettuno del Giambologna e il Gregorio XIII di Menganti.

La statua fu quindi collocata nella nicchia sopra la porta Magna della Basilica di San Petronio a ricordo e monito dell’autorità papale sulla città (21 Febbraio 1508).

Purtroppo però, la statua ebbe vita breve.

L’ 11 Dicembre 1511 infatti i Bentivoglio, che furono scacciati dal Papa, riuscirono per una breve parentesi di tempo a riprendere il controllo sulla città e alcuni loro seguaci tirarono giù la statua, distruggendola in mille pezzi.

Il bronzo di risulta fu venduto al Duca Alfonso d’Este, un grande appassionato di armi, che lo fuse per costruire una colubrina, ossia un piccolo cannoncino portatile che ironicamente chiamò “La Giulia” in onore al Papa a cui il bronzo era dedicato.

Per #Bologna fu una perdita incalcolabile. Si trattava di un’opera unica, quella realizzata da #Michelangelo che solitamente lavorava il marmo (l’unico altro bronzo realizzato da Michelangelo, il David de Rohan fu anch’esso distrutto).

Non rimangono testimonianze né bozzetti dell’opera. Il #Vasari disse che la statua era alta circa due metri e novanta. L’aspetto più che benevolo, appariva cupo e minaccioso. La distruzione di questo simbolo per quanto una perdita artistica senza precedenti, fu un segnale politico importante che sanciva l’ennesimo tentativo di autodeterminazione da un potere che minacciava il desiderio di autonomia e libertà che i bolognesi han sempre desiderato.

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  • Immagine del redattore: Emilia Romagna Tour Guide
    Emilia Romagna Tour Guide
  • 14 ott 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 3 feb 2021

VIA CLAVATURE

Nomi di vie bizzarri in città se ne contano davvero parecchi, ma ce n’è uno che è tra i più citati, se non altro per la posizione assolutamente centrale che questa strada ricopre; si tratta di Via Clavature.

Siamo nel cuore del mercato medievale a pochi passi da Piazza Maggiore. In questo “quadrilatero” fatto di vie ortogonali, troviamo gli antichi nomi derivanti dai mestieri che qui si svolgevano.

Le ipotesi sul nome di questa via sono tante e varie, ma quella che si ritiene più verosimile la da il #Banchieri, storico bolognese. Banchieri sostiene che la parola derivi dal dialettale “ciavadur”, chiavature, che altro non erano che le serrature! Quindi il luogo dove si fabbricavano le serrature.

E’ anche ipotizzabile che essendo questa una zona tipicamente di mercanti, qui vi fossero anche tanti magazzini dove venivano stivate le merci. Queste, per poter essere ben protette, venivano messe sotto chiave e quindi è possibile che le porte fossero rinforzate da decine di serrature, talmente tante da diventare un identificativo della via.

La storia della toponomastica cittadina tuttavia è fatta di cambiamenti e stravolgimenti e questa strada per un breve periodo di tempo successivo alla Prima Guerra #Mondiale, fu rinominata Via Piave, per celebrare le gesta militari italiane.

Non tutti sanno che… esiste anche una mappatura delle cosiddette “vie estinte” ovvero vicoli o vie che nel corso del tempo sono state chiuse o trasformate, o addirittura inglobate in costruzioni private. Quest’ultimo fatto avviene proprio al civico 18. Il corridoio interno che porta all’ingresso della #Trattoria Gianni, era un antico vicolo chiamato vicolo beccapesce o “fossa di San Silvestro”. Questi nomi ricordano il fatto che la Bologna medievale era fitta di fiumi e canali ed è quindi ipotizzabile che in quel punto vi arrivasse una piccola derivazione dell’Aposa che scorre qualche metro più ad oriente.

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