top of page
Immagine del redattore: Emilia Romagna Tour GuideEmilia Romagna Tour Guide

Aggiornamento: 1 giu 2022

Il binomio vino e colli piacentini è antichissimo. Attestato già dal tempo degli Etruschi e con riferimenti certi riferiti all’epoca romana.

I gli alti e rigogliosi colli di Piacenza comprendono un’area vitivinicola che conta quattro valli - Val Tidone, Val D’Arda, Val Trebbia e Val Nure - per un’estensione di 6.800 ettari di terreno quasi totalmente collinare (tra i 150 e 450 metri s.l.m). Tra le DOP più famose c’è il Gutturnio, rosso rubino brillante e robusto, l’Ortrugo, realizzato con l’omonimo vitigno autoctono e la Malvasia aromatica.

La Malvasia aromatica di Candia ha trovato in questo territorio un ambiente umano e geografico ideale per raggiungere i più alti livelli di vinificazione.

photocredit @martinsvensonlynch (Instagram)



Un esempio è Val Tolla di Cantine Croci

E’ ottenuto dalla spremitura di uve Malvasia di Candia Aromatica cresciute su terreni argilloso-sabbiosi di origine pliocenica, raccolte manualmente in piccole cassette e vinificate in macerazione sulle bucce per trenta giorni circa.

Il vino esprime la caratteristica ampiezza di aromi tipiche del vitigno che vanno dagli agrumi come limone, arancia cedro, all’albicocca, pesca e fiori bianchi al gusto risulta morbido ma strutturato con una materia corposa portata nel vino dalla lunga macerazione delle bucce, dove si percepiscono morbidi tannini e una piacevole freschezza.


Cenni Storici


photo credit Instagram @secondilorenzo

La Malvasia come vitigno ha una storia incredibile. Con il nome Malvasia si nominano molti vitigni, la maggior parte a bacca bianca, distribuiti un po’ in tutta Italia. Il nome “Malvasia” deriva da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina abbarbicata sulle rocce di un promontorio posto a sud del Peloponneso, dove si producevano vini dolci che furono poi esportati in tutta Europa dai Veneziani con il nome di Monemvasia. Il vino fatto con questa varietà era divenuto estremamente popolare, tanto che Venezia pullulava di osterie, chiamate Malvase, consacrate al suo consumo.



0 visualizzazioni0 commenti

Aggiornamento: 15 mag 2022

I pasticci erano già noti al tempo dei #romani, ne parla per primo Apicio nella sua raccolta di ricette dell’antica Roma. Anche la parola “torta” è antica: era in uso nel XIII secolo prima presso i monaci camaldolesi per poi diffondersi nelle corti #rinascimentali capaci di elaborare una cucina estremamente sofisticata.

photo credit Instagram @barbaraborghi75

La torta o pasticcio ferrarese è una preparazione particolare e gustosissima che assomiglia ad un piccolo cuscino, la cui fodera, sopra e sotto, è fatta di dolce pasta frolla.

Nella versione classica troviamo all’interno i maccheroni o altra pasta (a volte anche cappelletti) avvolti da una soffice besciamella arricchita da ragù di carne, o rigaglie di pollo, e per una nota più raffinata si possono aggiungere sottili schegge di tartufo o funghi. Il colore tendente al giallo, è dato da spennellate di rosso d’uovo, date prima di essere infornato. Oggi lo si può trovare tutto l’anno nelle gastronomie e nei ristoranti di #Ferrara, anche se rimane un piatto tipicamente invernale e un chiaro rimando al #Rinascimento e alla prestigiosa corte Estense.


Particolarità:

La assoluta particolarità di questo piatto è il contrasto tra il dolce del guscio e il salato del ripieno. Un sapore insolito, caro a queste terre di pianura che da tradizione uniscono la sapidità di alcuni prodotti, come la carne macinata, gli affettati stagionati a lungo e il formaggio, alla dolcezza di altri, come la zucca, vera regina della gastronomia ferrarese.


photo credit Instagram @ristoranteleondoroferrara


Voglia di visitare Ferrara e dintorni?




1 visualizzazione0 commenti
Immagine del redattore: Emilia Romagna Tour GuideEmilia Romagna Tour Guide

Aggiornamento: 1 mag 2022

Dai tempi dell'antico porto di #Classe alla rinascita della #Darsena di Ravenna


In principio era il porto di Classe: fu questo il primo vero porto della città capace di aprire il territorio al mondo orientale, trasformando Ravenna nella Porta d’Oriente che ancora oggi è ( ancora oggi le merci provengono spesso da medio oriente e Cina). La presenza di acque fluenti e di flussi marini che impedivano il depositarsi di fondi melmosi, fecero di questo territorio un sito ottimale per la realizzazione di un porto. Il più antico è quello militare di epoca romana, sorto nelle vicinanze di Classe, 7 km a sud di Ravenna. Secondo le preferenze della tecnica romana, il porto fu sistemato in bacini interni, creatisi grazie alla Fossa Augusta, un canale scavato per far confluire parte dell’acqua del Po a sud della pianura. Il porto romano raggiunse la sua massima espansione nel II-III secolo d. C., ma andò incontro ad un progressivo interramento causato dalle particolari condizioni territoriali dell'area ravennate.

Poco più a sud del porto di Classe, scorreva il Canale Candiano. Numerose sono le fonti testuali che menzionano il nome Candiani. Già in un atto notarile del 1123 si fa riferimento ad un pons che dovette trovarsi presso l’antico canale Candianus, il nome è riscontrabile anche nella documentazione cartografica: una mappa veneziana del XV secolo, in cui compare il toponimo Ponte Candiano, e un’altra mappa redatta dal frate camaldolese Giuseppe Antonio Soratini . Anche nell’ VIII secolo, lo storico Agnello parlava di almeno cinque diversi porti nell'area ravennate, tra cui il porto Candiano, sorto a sud del porto romano di Classe in corrispondenza della foce del Canale Candiano, che dalla valle Candiana (ora Standiana) giungeva sino al mare.



photo credit Instagram @sereaugy

Dal passato a oggi...


Nel 1652 venne progettato e realizzato l’escavo del canale Panfilio, un’idrovia artificiale di 7 km che collegava la città all porto Candiano a sud di Classe.

Con l’unione dei Fiumi Uniti, Ronco e Montone, avvenuta verso il 1733/39 fu utilizzato quell’alveo, per scaricare la grande massa d’acqua verso il mare e il Candiano non fu più utilizzato come porto.

Nel 1737 iniziarono i lavori per il canale Corsini, chiamato così in onore al papa regnante Clemente XII Corsini, ma i ravennati preferirono da allora chiamarlo Candiano, trasferendo al nuovo porto cittadino il nome dello storico sbocco sul mare di Ravenna.


9 visualizzazioni0 commenti

© 2023 by Francesco Antonelli Emilia Romagna Tour Guide / Photo Credits Pixabay, Wikimedia Commons / Privacy e Cookie Policy consultabile qui: Privacy e Cookie

bottom of page